La personalità è un’organizzazione di fattori genetici, cognitivi, sociali, comportamentali ed emotivi che rendono ogni individuo differente dall’altro (Caprara G. V., Cervone D., 2000; Mischel W., Shoda Y., Smith R.E., 2004; Mayer J.D., 2005). I tratti di personalità possono essere definite delle modalità cognitive, percettive, emotive, comportamentali e relazionali che ognuno di noi possiede e che si manifestano nel rapporto con se stessi e con l’ambiente in cui viviamo.
Parliamo di Disturbi della Personalità quando ci troviamo in presenza di tratti di personalità rigidi e disadattivi che rovinano la qualità della vita a livello sociale, personale e lavorativo, causando dunque un disagio significativo. Queste forme di psicopatologia si manifestano solitamente in adolescenza o nella prima età adulta, sono stabili nel tempo e si accompagnano ad ansia, depressione, abuso di sostanze o disturbi alimentari. Chi ne soffre, avendo una scarsa consapevolezza dei propri pensieri disfunzionali e dei loro comportamenti inappropriati, è restio a chiedere spontaneamente aiuto ad un professionista della salute mentale. Capita spesso infatti che arrivino in terapia attraverso le estenuanti segnalazioni dei loro amici, dei partner, dei membri della famiglia e dei servizi psichiatrici.
La Quinta Edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali classifica i Disturbi di Personalità in tre insiemi o cluster. Il Cluster A
contiene i disturbi Schizoide, Schizotipico e Paranoide di personalità che sono generalmente accomunati da bizzarria, stranezza ed eccentricità. All’interno del Cluster B si trovano i disturbi Antisociale, Istrionico, Narcisistico e Borderline di personalità i quali presentano caratteristiche simili come l’impulsività, la drammaticità e l’imprevedibilità. Il Cluster C è caratterizzato da condotte paurose, ansiose, rigide ed insicure tipiche dei disturbi Dipendente, Evitante e Ossessivo-Compulsivo di personalità.
Ciò che accomuna i Disturbi di Personalità è un Deficit della Metacognizione poiché queste persone presentano marcate difficoltà nellacapacità di autoriflessività, nella comprensione della mente altrui e nel padroneggiamento dei propri stati mentali (Carcione A. et al., 2011).
Secondo numerosi studi scientifici e fonti autorevoli come la American Psychiatric Association (A.P.A.) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale risulta essere il trattamento elettivo da associare spesso ad una terapia farmacologica. Tuttavia, la terapia familiare, di gruppo o i gruppi di auto-aiuto possono ulteriormente contribuire al miglioramento della sintomatologia del paziente.
Dr. Alessandro Di Domenico – Team Mind Lab
BIBLIOGRAFIA
SITOGRAFIA
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